Inhalt der Website:: La Lupa ist anders. Wenn die in Zürich lebende Tessinerin italienische Lieder oder Gedichte singt, taucht sie in die Ozeane der Gefühle ein - und mit ihr das Publikum. Was heisst singen: La Lupa erleidet die melancholisch-tragischen Texte. Dann trägt ihr Vortrag Brecht'sche Züge. Doch wo echter Witz vor (fast) nichts haltmacht, darf Tragik komisch werden, Frivolität ergreifend.
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"L'umana vita ú oscura e dolorosa/e non ú ferma in lei nessuna cosa/solo il passo del tempo ú sempre uguale..." In riva al lago, a Locarno, un pomeriggio di festa con bandella e pesciolini fritti, un incontro - filosofico esistenziale - con Lupa Herz, "La Lupa", che recita con perfetta dizione una poesia sul senso della vita di Umberto Saba.
Alta, dritta, matronale, pelle chiara, capelli arancio con rossetto rosa-viola. Grandi orecchini, grande borsa. Abito lungo viola con giacca damascata. Lupa Herz ú una donna che non passa inosservata nella sua pazza, estroversa e stravagante eleganza, addolcita però dalla spontaneità tipica di un'anima profondamente latina. Un bel connubio tra nord e sud che pur conserva, nel suo modo semplice e diretto di presentarsi, un nucleo arcaico di fierezza, mitigato però, e impreziosito, dalle sue frequentazioni d'oltre Gottardo, dove ú diventata attrice e cantastorie recitante e dove il suo albero ha messo i "fiori e i frutti", pur rimanendo se stessa nel suo legame con il Ticino e con la madre.
"Essere nati a sud delle Alpi ti situa già in una certa area culturale", e chi, com lei "canta alle montagne", e ha un atteggiamento naturale di sfida, ú una lupa selvaggia che s'ispira alla luna e quando canta, a tratti, ha la voce sbiancata, non melodiosa, a volte pure sgradevole, eppure le sue asprezze sono rotonde e dolci, invalse da risonanze e solarità , come la valle da cui proviene. Ma La Lupa ú anche una donna colta. Nei suoi spettacoli usa canovacci inusuali come i testi poetici che diventano elegia e supporto alla memoria popolare, e si circonda di buoni musicisti, prestando la sua voce a chi non può lasciare traccia se non nell'inespresso dell'immaginario collettivo.
"S'i'fossi foco" scrive Cecco Angiolieri per introdurre un discorso sulla passione e sull'amore. Per La Lupa, che ama la solitudine abitata delle sue montagne e la vita di un amore esclusivo, ogni sentimento é vissuto come arte e serve per consegnarsi all`amore "inteso in senso assoluto" e per sciogliere il canto dove risiede l'unica comunicazione possibile, perché, come recita attraverso i versi di Saba "...sono partita da malinconia/e giunta a beatitudine/per via".
Una domanda che forse ti aspettavi. Perché "La Lupa"?
"Lupa non ú il mio nome d'arte, ú un nomignolo, mi chiamavano così da giovane. Quando ho cominciato a fare spettacolo l'unica aggiunta ú stato il la perché Lupa era un po'corto".
Tu hai un nome e cognome, un'origine, un vissuto. Come convive La Lupa con tutto questo?
"Io sono nata come Marili Maura Marconi e adesso mi chiamo Lupa Herz. Ho fatto un cambiamento quando sono passata dall'altra parte del San Gottardo perché le uniche frontiere vere sono quelle naturali e questo massiccio ú veramente qualcosa che separa l'Europa. Io sono, evidentemente, del sud delle Alpi come natura e come radici. Mi sento, se vuoi, some un albero che ha le radici molto forti, molto grosse, nella Val Onsernone, che ú il mio paese e che ú la mia vera patria, ma i fiori e i rami li ho fatti a nord del Gottardo. Pertanto mi sento zurighese e Zurigo ú la mia città . La mia arte la faccio con la mia cultura, che ú quella italiana. Infatti io non canto mai in tedesco e lo scambio culturale lo sto facendo da una vita perché porto l'italianità al nord".
Come sei diventata cantante?
"Non sono diventata cantante per volontà mia, benché questo sia sempre stato il mio desiderio nascosto fin da quando ero bambina. Mi ú sempre piaciuto cantare, però in Ticino non avevamo né conservatorio né scuole di teatro, perché era una cosa fuori dai nostri schema, e io, da brava, non ci pensavo neanche. Poi sono andata a lavorare a Zurigo. Ho continuato a cantare, in casa, per il mio piacere personale. Cantavo a carnevale, alle feste, ed era una gioia... Così ho cominciato a cantare anche per gli amici, finché un gruppo mi ha voluto con sé. Sono stati effettivamente gli altri a spronarmi, non ú stato un atto di volontà mia ed ú stato il destino che mi ha portata, in fondo, dove volevo arrivare".
Teatro o cabaret. Che cosa preferisce La Lupa?
"Non so bene come si può definire quello che faccio. Io mi vedo come una che racconta cantando. Racconto storie, racconto sentimenti, quadri, impressioni. Per me il testo ú importante quanto la melodia. Se canto, mettiamo, una canzone popolare come Dove te vet o Mariettina? io vedo la storia delle donne che andavano a lavorare nelle campagne, le loro prime storie d'amore, i loro sguardi... e leggo tutta una storia popolare. Per me ú come un film. Quando per esempio canto una canzone napoletana come Era de' maggio, la metto in parallelo con il quadro L'amore alla fonte della vita di Segantini. Queste cose le faccio automaticamente e mi sento come un pezzo di storia. ³ per questo che niente di quello che canto mi appartiene. Le cose che canto, le cose che sento, non mi appartengono perché sono un patrimonio generale, di tutti, e fanno parte dell'immaginario collettivo".
Parlami dei tuoi nuovi spettacoli. Che cosa sono, che cosa vogliono dire?
"L'ultimo ú Volo e mi ricordo, dove racconto la mia vita. L'ho chiamato volo perché penso che quando uno si rende conto, riflette o passeggia non pensando a niente, gli vengono in mente delle cose molto importanti e fa delle riflessioni sulla vita. Di questo volevo parlare nel mio spettacolo ma non sapevo come fare... Allora mi ú venuto in mente che ú come se facessi un volo. Ma in un volo cosa ci metto? Canzoni sugli uccelli inframmezzate da poesie, anche quelle, sugli uccelli. C'ú l'Ode alla migrazione degli uccelli di Neruda, c'ú L'uccello del mattino die Garcia Lorca, Gli uccelli die Umberto Saba. Ci sono poesie di Fernando Pessoa. Ho fatto un collage. L'altro spettacolo ú Specchio delle mie brame. In ogni mio spettacolo c'ú sempre un pensiero filosofico, non ú un tour de chant con delle canzoni una dopo l'altra, ma sono canzoni che hanno un nesso. Con Specchio delle mie brame volevo dire che noi siamo tutti pazzi, che ognuno vive nella propria pazzia personale e non nell'essere assoluto, perché ognuno crede di possedere una propria verità . Per questo canto canzoni dove ci sono dei personaggi un po' strani, dei poveracci o dei pazzi... Però canto anche la follia d'amore, chi piange il suo amore perduto. E anche questa ú una forma di estraniamento dal proprio io".
Nelle tue canzoni c'ú piè gioia o malinconia?
"Tutt'e due, perché tutt'e due fanno parte della vita".
Come ti senti quando sei sul palcoscenico?
"Mi sento molto bene. Non ho il Lampenfieber, non ho la paura della ribalta, la paura di andare in scena. Certo, ho una certa tensione, ma ú una tensione bella, come quando si ha un appuntamento molto importante".
Che cosa ama fare Lupa Herz nella vita privata?
"Cantare, poi stare nella natura, camminare... wandern, come si dice in tedesco. Una volta sono venuta a piedi dai Grigioni fino in Valle Onsernone. Mi piace stare fuori, andare in qualche bel posto, sedermi, magari vicino a qualcosa di bello, guardarmi in giro... Mi piace l'ozio creativo".
Che cosa ti aspetti dalla vita?
"Niente. Semmai mi aspetto di essere contenta. Aspettarsi qualcosa dalla vita ú come aspettarsi che succede qualcosa, ma dal di fuori. Io so benissimo che niente succede dal di fuori, ma che tutto succede sempre dal di dentro e che sono io che devo fare qualcosa.
Che gusti hai?
"Sono colorata. Ho il gusto del colore, il gusto della luce, il gusto della musica, da Monteverdi fino ai compositori moderni. Sento molto il gusto del bello e il mio senso estetico ú molto sviluppato. Mi piace il bello e godo nel vedere il bello come quando si mangia qualcosa di buono".
Che valore dai allora al cibo, alla buona cucina?
"Mi piace tantissimo mangiare, mi piacciono i dolci... Non ho problemi di dieta e anche se continuo a dire che non devo mangiare, che mangio troppo, continuo lo stesso. Adesso cucino poco perché non ho piè il tempo e mi ú passata la voglia, ma ai tempi cucinavo molto volentieri le cose semplici... Il risotto, per esempio".
Tu abiti a Zurigo ma torni spesso in Ticino, a Comologno, dove hai la casa. Che cosa provi ogni volta che ritorni?
"Ogni volta che passo il Gottardo, tutto a un tratto mi sento di nuovo, veramente, ticinese. E quando passo il Gottardo in senso contrario mi sento svizzera tedesca. E' una cosa strana, ú come se cambiassi una valvola nel cervello".
Credi nell'amore? Sei gelosa?
"Queste due domande non le vedo insieme, perché, se me lo chiedi così, parli di un certo tipo di amore, quello che ú legato alla gelosia. Io quando parlo dell'amore ne parlo in senso assoluto, anche dell'amore divino, se vuoi... E non mi piace limitarlo così. L'amore ú la fonte della vita, ú quello che tiene in piedi il mondo. L'amore ú il fuoco del mondo. Senza amore niente mondo, a tutti livelli".
Che genere di canzoni ascolti? Che genere di musica?
"Amo tutta la musica. Mi piace il rock, il blues, la musica antica, barocca, romantica, la musica del XX secolo, come Stravinsky e Búla Bartòk, fino ai contemporanei, anche ticinesi, come Francesco Hoch... Non amo la techno".
Se potessi tornare indietro, in che secolo vorresti vivere?
"Tornare indietro non mi piacerebbe in assoluto, ma se dovessi per forza mi piacerebbe vivere a cavallo tra due epoche... Tra la fine del Medioevo e l'inizio del Rinascimento italiano, per esempio".
Guardandoti, non sei propriamente una dark. Che rapporto hai con i colori?
"Un rapporto grandissimo. Il mondo ú pieno di colori e senza colori non si può vivere. Ogni colore ha la sua forza particolare, ha la sua onda energetica, ú una parte della creazione, e vivere senza colori ú impossibile".
Qual ú il tuo giardino segreto?
"Non potrei dire... Il mio giardino segreto non ú segreto perché ormai lo sanno tutti, lo dico sempre. Il mio giardino segreto ú quando sono sul balcone della mia casa a Corbella, a Comologno, e canto per la montagna che mi sta in faccia".